Il n. 1 della nostra collezione: "Non è mica la fine del mondo"

Pubblicato il 6 dicembre 2025 alle ore 20:11

Il momento decisivo che ha orientato l’attenzione verso il graphic novel climatico è maturato alcuni anni fa, durante un incontro online con Enza Biagini, professoressa emerita di Teoria della letteratura, critica letteraria nota a livello internazionale e antesignana dell’ecocritica in Italia. «Dovresti proprio leggere Non è mica la fine del mondo», suggerì. 

Un consiglio che è stato l’inizio di un percorso. E quando, nel 2022, al convegno “Antropocene 4800”, è nata finalmente l’occasione di incontrarla di persona, il dialogo è proseguito con la stessa intensità. Tutt'oggi  la sua visione continua a essere di grande ispirazione — anche nelle conversazioni più informali, magari passeggiando verso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Non è mica la fine del mondo (2017) è un graphic novel scritto da Francesca Riccioni, fisica ed esperta di comunicazione del rischio, e disegnato da Tuono Pettinato. Tra le fonti d’ispirazione, Riccioni ha citato il celebre saggio The World Without Us di Alan Weisman (2007). Una impressione personale lo avvicina anche a un piccolo classico della fantascienza: Grand Central Terminal di Leo Szilard (sempre un fisico), ripubblicato nel 2009 da Orecchio Acerbo con le illustrazioni di Gipi.

L’ambientazione è post-apocalittica, ma giocata con un equilibrio molto particolare: disegno umoristico, temi drammatici, ironia che smorza – senza banalizzare – il peso dei riferimenti storici e scientifici. La storia non procede come un normale racconto con protagonista e colpi di scena: è piuttosto una sequenza di quadri, brevi scene che alternano spiegazioni scientifiche curate da Riccioni e situazioni assurde o paradossali rese da Tuono Pettinato, con un uso del colore e delle linee che cambia continuamente (dal monocromo freddo alle tinte più calde e sature).

Il risultato è un libro costruito su più livelli visivi, tra avventura (la visita di un gruppo di turisti alieni a una Terra ormai deserta), scoperta (una piccola striscia infondo alle pagine con l’evoluzione di una creatura stilizzata) e informazione (dati, eventi e personaggi della storia ambientale terrestre).

Questa guida, resa con un’ironia affettuosa, ricorda un po’ i protagonisti dei Jetsons, la sitcom animata di Hanna & Barbera degli anni Sessanta, nota al pubblico italiano nel decennio seguente.

Anche rispondendo alle domande del giovane alieno Junior (il tono interrogativo è tipico della climate fiction), il libro ripercorre l’intero impatto dell’essere umano sul pianeta: dalla preistoria a Chernobyl e oltre. Come può una specie così evoluta autodistruggersi? Le risposte, tra sarcasmo e amarezza, chiamano in causa scienziati, divulgatori e figure politiche che hanno segnato la storia della crisi ambientale.

In una tavola in particolare, una Terra stilizzata, con messaggi speculari ai due poli, diventa infine il simbolo del cambio di prospettiva necessario. Perché, come ricorda il titolo, “non è mica la fine del mondo”: è la nostra. Un’idea ribadita nel libro anche attraverso la citazione di un noto e discusso monologo del comico statunitense George Carlin (da "Jammin' in New York" del 1992) ancora attualissimo nella sua lucidità tagliente.

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